Recesso di una struttura da un contratto con un chirurgo con termine di durata

La Corte di Cassazione, sezione lavoro, con la recente sentenza n. 14439/2024, depositata il 23.05.24, nel respingere il ricorso avanzato da una struttura sanitaria privata avverso la decisione de giudice d’appello che aveva confermato la sentenza del Tribunale che, qualificato il rapporto intrattenuto con un chirurgo come collaborazione coordinata e continuativa, aveva accolto la domanda del predetto medico e condannato la struttura al risarcimento del danno subito dal secondo per il mancato guadagno derivato dal recesso ante tempus della società dal rapporto medesimo, ha riaffermato il seguente principio di diritto.

In tema di contratto di prestazione d'opera intellettuale, la previsione della possibilità di recesso ad nutum del cliente contemplata dall'art. 2237 cod. civ., non ha carattere inderogabile e quindi è possibile che, per particolari esigenze delle parti, sia esclusa tale facoltà fino al termine del rapporto.

L'apposizione di un termine ad un rapporto di collaborazione professionale continuativa può essere sufficiente ad integrare la deroga pattizia alla facoltà di recesso così come disciplinata dalla legge, non essendo a tal fine necessario un patto specifico ed espresso.

Pertanto, poiché in assenza di pattuizioni diverse o di giusta causa, l'apposizione di un termine finale determina in modo vincolante la durata del rapporto, nell'ipotesi di recesso unilaterale da parte di una struttura sanitaria privata dal contratto, il chirurgo prestatore d’opera ha il diritto di conseguire il compenso contrattualmente previsto per l'intera durata del rapporto a titolo di risarcimento danni, salvo che il recesso sia stato determinato da un inadempimento del medico che renda impossibile proseguire nel contratto e integri pertanto giusta causa. 

a cura di Sergio Fucci - Giurista e bioeticista, già consigliere presso la Corte d’Appello di Milano